Shopping
Lo Shopping Barra è una struttura cilindrica, una sorta di torre formata da “anelli” sovrapposti. Ad ogni piano si aprono i negozi e le vetrine, affacciandosi lungo percorsi circolari collegati verticalmente da scale e ascensori. Il centro commerciale si trova lungo un’arteria molto trafficata e può essere raggiunto anche attraverso un cavalcavia riservato ai pedoni. Se si osserva nelle ore di punta la brulicante fiumana di persone inoltrarsi sul ponte come per invadere la torre, si ha l’impressione di assistere ad un caotico via vai di insetti che entrano ed escono dal loro formicaio, servendosi di un unico, esile legnetto sospeso fra la terra e la base della costruzione.
Entriamo anche noi nella scintillante struttura. Se non fosse per il colore della pelle di molte commesse e della gente che ci circonda, si potrebbe essere indotti a credere di trovarsi in un moderno ipermercato italiano o europeo.
Gironzoliamo per i negozi. Bete aveva deciso, già con qualche giorno di anticipo, che io dovevo farle un “presente” per suggellare la nostra amicizia, e si era orientata su una borsa. Mi sembra giusto e non mi oppongo, anche per non incrinare l’incantesimo erotico in cui sono inaspettatamente caduto, qui in Brasile, dopo una vita di stenti nella città di belle statuine in cui risiedo. La scelta cade su una borsa di paglia con manici e bordature color oro bianco: semplice, elegante e di prezzo contenuto. Purtroppo la frenesia consumistica non si esaurisce qui. Nella stessa boutique vengono prese in esame calzature estive aperte (plateaux?), con la base in sughero e passanti e cinturini dorati, che possano fare da pendant alle finiture della borsa. Finalmente usciamo dal negozio con i due cadeaux.
Ci fermiamo ad un piccolo self-service. A scanso di sorprese con vivande locali a me abbastanza sconosciute, mi butto sulla rassicurante: prendo una cotoletta alla milanese con verdure, imitato dalla mia dama. Qui non si usa pagare in base al tipo di alimento, al suo pregio, alle dimensioni della porzione o del contenitore: c’è una bilancia che pesa la quantità di cibo prescelta (evidentemente pietanza e contorno hanno lo stesso prezzo) da cui viene detratta la tara del piatto. Pago per entrambe, come sempre. Bete è una “salutista”: mangia assai poco, è snella e giovanile; ha la pelle liscia e un corpo, sebbene non levigato come quello di certe ventenni, asciutto e privo di cellulite. Per imitarmi ha preso una bottiglietta d’acqua ma non la versa nel bicchiere: dice che bere durante il pasto comporta delle controindicazioni, bisogna farlo non prima di un’ora dopo aver mangiato. Solite esagerazioni salutiste. È vero che troppa acqua bevuta a tavola rallenta la digestione (perché diluisce i succhi gastrici), ma non bisogna essere troppo rigorosi: quando si ha sete è giusto bere. Ad ogni modo, il suo bicchiere rimane vuoto e mi dà anche metà della sua cotoletta.
Proseguiamo il giro. Caffè e poi dessert (o meglio “sorvete”) che consumiamo in un bar-gelateria del complesso commerciale. Io scelgo quello che da noi si definisce “gelato da passeggio” che può riunire anche 3 gusti. Qui la cialda a forma di cono è più grande delle nostre, ma la possibilità di scelta dei gusti, per motivi “logistici”, legati all’instabilità dell’insieme, è più limitata: una o due bolas (“palle”). Infatti, non si usa la paletta per spalmare e modellare il gelato sul cono: un cucchiaio semisferico deposita solo bolas della stessa dimensione, cosicché un sorvete con due palle costa il doppio di un gelato con un gusto solo. Io provo l’after-eight (menta e cioccolato) che qui ha un altro nome; Bete sceglie il gusto maracuja che pare sia afrodisiaco.
Al termine della passeggiata con acquisti, come una rispettabile coppia di antica data, si torna a casa e trascorriamo l’ultima notte insieme.
Solito risultato della partita in notturna: 1 o due orgasmi per lei, 0 per me, anche se la mia “consorte” mi aveva offerto un delizioso dessert, un generoso e succulento sorbetto che poi non ho degustato fino in fondo poiché mi sentivo troppo lontano dalla naturale conclusione. Bete è morigerata a tavola, io, mio malgrado, lo sono a letto.
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