DINheirO
Ci “parliamo” in parte scrivendo sul mio notes: il portoghese scritto è più comprensibile di quello parlato. È questo il sistema con cui Beethoven comunicava con gli amici quando era ormai completamente sordo. Nei suoi Quaderni di conversazione si trova anche il riferimento alla sua immortale amata, ambigua affermazione che ha scatenato fantasiose illazioni da parte di critici piuttosto ottusi: è chiaro che l’immortale amata del maestro di Bonn non era una persona fisica ma null’altro che la Musica, l’unica ragione della sua esistenza.
Gabriela è ritornata malinconica e pensierosa; cerco di rincuorarla:
- Oh non preoccuparti – mi rassicura – Sono un po’ triste per la saudade (la nostalgia) di mio figlio che non vedo da alcuni giorni.
- Da noi, in quel giorno, si usa fare una cosa buffa: il Pesce d’Aprile! – le dico, cercando di divertirla: Ma non comprende: forse è meglio così.
Mi sento in dovere di pagarle la cena.
- Andiamo fuori a cena?
- No grazie. Non ho fame; ho già mangiato a casa,
In verità, neppure io ho appetito. Tutto quel trambusto mi ha affaticato e la reazione indotta dalla doccia mi fa sudare copiosamente. Ho solo sete.
Mi sento più a disagio ora, stando qui, comodamente seduto sul divano, in distaccato colloquio con la mia amante ritornata un’estranea, di quanto non lo fossi poco prima, sperimentando quelle deliziose porcherie.
Alla fine, scrivendo, Gabriela si decide a chiedermi quello che temevo: del dinheiro. Sulle pagine del quaderno che porto sempre con me per raccogliere gli avvenimenti del Diario, compare questa frase:
- Veu pagar o TAXE.
Immagino voglia che le paghi il taxi.
- Vanno bene 20 R$? – Fa cenno di sì.
- Me la cavo con poco – Penso fra me e me. Del resto, avevo già investito molto e inutilmente l’altro giorno, per lei e l’amica.
Non appare soddisfatta. Qualcosa ancora la turba.
Aggiunge alcune frasi sul quaderno, ma non capisco, anche perché la sua scrittura è arzigogolata e non afferro bene neanche i caratteri.
Alla fine, appare ancora quella parola: “TAXE”, in un contesto comprendente il nome di Jay – che le avrebbe detto qualcosa – e il numero “150” seguito da “dinheiro”. Ci rimango abbastanza male, ma non lo dimostro: noblesse obblige. Immagino che Jay sia una specie di mezzano e mi abbia procurato la ragazza alla non trascurabile cifra di 150 R$ (senza contare il resto). Non faccio storie, anche perché, non riuscendo a comprendersi, è facile incorrere in un equivoco. Voglio illudermi che quella sia la cifra che Jay le ha imposto e che dovrà spartire con il suo “pappone”. Le do il denaro. Aggiunge qualche altra parola e di nuovo mi lascia il suo numero di telefono.
Finalmente andiamo fuori. Compone un numero ad una orelha, ma non risponde nessuno. Si raccomanda di chiamarla (“vai ligar para mim”) per uscire ancora, poi mi saluta in fretta e corre dall’altra parte della strada dove prende l’autobus per tornare a casa.
Con molta pazienza e aiutandomi con il dizionario, solo il giorno dopo riesco a decifrare gli ermetici messaggi da lei lasciati sul mio quaderno. Jay l’aveva probabilmente istruita per comportarsi al meglio con il turista italiano: per una scopata avrebbe potuto chiedere 150 R$. Gabriela si rende disponibile ad uscire insieme (“para sair”), “para repeter”. Mi riprometto di farlo, ma solo al costo di una cena: 170 R$ dovrebbe essere il prezzo di una squillo di alto bordo, qui in Brasile.
Errare è umano. Spero che il diavolo non ci metta la coda, facendomi perseverare nell’errore.
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