AVATAR
Allo scopo di indurre anche solo occasionali visitatori a soffermarsi su queste neglette pagine di blog, ho deciso di giocare all’equivoco sciacallando un briciolo dell’enorme popolarità dell’ultimo film di James Cameron, AVATAR.
Qui non si celebreranno i successi della pellicola, né si farà altro riferimento al film, ma, con ardita operazione di cultura, si pubblicherà, a puntate, il testo integrale del racconto omonimo di Théophile Gautier, Avatar (1863).
Th. Gautier (1811-1872), cui Baudelaire dedicherà i suoi Fiori del male, è una figura di spicco nella letteratura ottocentesca, fra romanticismo e decadentismo. Esploratore di una miriade di forme e di generi, ha composto anche racconti fantastici à la manière de Ernst Theodor A. Hoffmann - lo scrittore romantico tedesco che egli tanto ammirava -, racconti, quelli di Gautier, spesso ispirati da un raffinato esotismo.
La prosa del francese (non meno della poesia), si distingue “per un profluvio luccicante di vocaboli, simili a cascate di diamanti”, smalti e cammei di un estetismo quasi maniacale (Carlo Pasi).
In Avatar si parla di mesmerismo e reincarnazioni e, come sempre in Gautier, tutto ruota attorno ad una donna di straordinaria bellezza. Il termine avatar, divenuto popolare grazie al film e, prima ancora, con la diffusione di “cloni” autogenerati nel mondo virtuale di Second life, deriva dalla religione induista dove la parola avatara (ovvero, in sanscrito, la “discesa”) corrisponde, grosso modo, alla reincarnazione della religione cristiana.
Gli avatara indù possono materializzarsi in forme diverse e in diversi luoghi contemporaneamente; inoltre, le incarnazioni della divinità in corpi diversi, mantengono comunque prerogative divine e non partecipano completamente delle sofferenze “terrene” della natura umana.
Famosi sono gli avatara del dio Vishnu (tradizionalmente 10). Secondo la credenza induista, il dio si incarna quando il mondo è in pericolo, per la protezione dei buoni e la punizione dei malvagi... e Vishnu sa quanto ci sarebbe bisogno di una sua “discesa”, qui in Italia, per salvare il nostro Paese da questo putridume politico e culturale...
Labels: Avatar