Diario di un turista sessuale mancato
Che cosa spinge un “maturo” 50enne, sposato, padre di una bambina di 10 anni, a “prendersi una vacanza” scappando in Brasile, da solo?
La risposta scontata è che ci va per “fare il maiale”, per scopare, per divertirsi alla grande e non propriamente per prendere il sole, per scopi culturali o turistici.
In parte è vero. Io ho deciso di fare un viaggio in Brasile mosso da tante ragioni, ma la principale risponde proprio al luogo comune secondo cui in questo enorme Paese il sesso è facile, le donne sono giovani, belle e disponibili. Obiettivamente, considerando la cosa solo da un punto di vista molto superficiale, potrei a pieno diritto rientrare nella poco onorevole categoria dei vecchi porci bavosi che vengono qui per farsi le ventenni e un overdose di sesso a buon mercato.
Accetto questa infamante etichetta, quella del turista sessuale, per fare alcune considerazioni in merito, a parziale difesa della categoria.
Innanzitutto, ritengo che la ricerca di “sesso facile” sia legittima, naturale, necessaria e addirittura “terapeutica” se consideriamo che qui in Italia, e in particolare a Ferrara – mia ingrata città di residenza –, per ciò che riguarda l’esperienza diretta del sottoscritto, il sesso non è “facile” e neppure “difficile” ma è letteralmente “impossibile”, per un’infinità di ragioni, psicologiche, ambientali, socioculturali, ma anche (o forse soprattutto) per una forma di insofferenza, di incompatibilità caratteriale con il tipo di donna con cui si deve giocoforza fare i conti nel nostro Paese se si è interessati a relazionarsi con il femminile, spinti dalla naturale necessità di amore e/o di sesso. Di questa difficoltà, i dialoghi, le riflessioni, i post pubblicati in questo e nell’altro mio blog [http://blog.libero.it/ferocesaladino] forniscono ampia documentazione.
In Italia sembra che la rivoluzione sessuale non sia mai arrivata, oppure si sia diffusa solo fra i giovanissimi, come una malattia da cui poi si “guarisce” e si dimentica con l’età; mentre invece le donne e i conformisti della mia generazione sembrano essere diventati seguaci di una strana setta sessuofobica: obbediscono senza alcun segno di ribellione ai severi precetti di una controriforma sentimentale, come se un potente anestetico avesse spento in loro ogni desiderio di natura erotica.
Dietro il paravento dell’idealizzazione amorosa, della passionalità, della consacrazione dei sentimenti e delle emozioni, si nascondono spaventosi tabù sessuali, viene applicata una rigida selezione dei possibili partner e si assiste ad una totale rinuncia nei confronti del piacere fine a sé stesso e dell’abbandono erotico. Nei rapporti con l’uomo, la donna stigmatizza e respinge recisamente quelle relazioni che non prevedano “impegno” e responsabilità, progetti familiari, fedeltà e monogamia, dedizione, rispetto, ecc.
Solo pochi esemplari maschili sfuggono completamente a queste severe imposizioni che rispecchiano ovviamente il preponderante modello femminile, e sono quei pochi fortunati che possiedono almeno una delle seguenti qualità: bellezza, ricchezza, potere, carisma.
Tutti gli altri uomini, chi più chi meno, sono costretti ad adeguarsi o a soccombere, sessualmente parlando, al modello di relazione voluto dalla donna. Coloro che non si conformano rimangono a bocca asciutta... oppure sono costretti ad emigrare verso lidi esotici, a prendere l’aereo per i “paradisi del sesso” dove la donna è più flessibile, più spontanea e più “umana”: Cuba, il Brasile, la Thailandia, ecc.
Il problema si è particolarmente incancrenito qui in Italia, dove il popolo maschile non produce più poeti, santi e navigatori, ma solo repressi e sfigati. Negli altri Paesi raggiunti dal progresso economico e dall’emancipazione femminile le donne sono più libere ma anche più flessibili sul piano erotico-sentimentale e la danno senza troppe storie non avendo neanche più la preoccupazione di un’eventuale gravidanza indesiderata. Da noi invece, in una società ancora fortemente condizionata dall’influenza moralizzatrice, dogmatica e repressiva della Chiesa, i maschi devono vedersela con un tipo di donna che subisce ancora la retorica romantica, l’ipocrisia dei media e delle istituzioni, lo stucchevole buonismo, e rischiano una forzata castità. Naturalmente, queste affermazioni hanno puramente una valenza personale, essendo la diretta conseguenza delle mie esperienze, difficoltà, disagi e fallimenti: non valgono come regola generale. Ciò non toglie che le relazioni uomo-donna, considerando il numero sempre crescente di single, siano obiettivamente conflittuali e impraticabili, per non dire sconvolte, al giorno d’oggi: non è solo una convinzione personale o soggettiva.
Ed è per questo, per sfuggire alla lenta agonia dovuta alla mancanza di sesso, alla privazione d’amore, prima che la mia negletta natura maschile venga completamente annullata, soffocata e omologata dal sistema che approva solo i valori e il punto di vista della donna, che ho deciso di tentare l’avventura del Brasile.
Ma non è solo per un tardivo recupero della mia sessualità, umiliata e calpestata dallo stato delle cose, che ho deciso la partenza, o meglio, la “fuga” verso quel Paese dalle grandi promesse.
C’è anche nel fondo una situazione di ”stallo” se non di crisi coniugale e una irrisolta situazione di disagio esistenziale dovuta a scarsa autostima. Nel lavoro non mi sento affatto gratificato per ciò che ritengo di valere e a questo si aggiunge la frustrazione di sempre legata al fatto di disperdere gran parte delle mie energie psichiche, intellettuali e fisiche per un’attività che è agli antipodi dei miei gusti, interessi e inclinazioni. Non ultima anche la mia creatività non riconosciuta e ignorata, la sensazione di non avere le capacità e la determinazione per promuovere le mie idee in ambito culturale e suscitare l’interesse per ciò che faticosamente riesco a scrivere.
Sono tuttora costretto a rinunciare alla gran parte dei miei “piaceri” intellettuali ed estetici, per sbarcare il lunario, e a questo si aggiunge la forzata castità imposta da quel regime di crudele femminismo bulgaro che ha trovato il consenso di gran parte delle donne nostrane sopra i 35 anni.
Tornando alla domanda di partenza, che cosa dunque spinge un maturo ferrarese a prendere l’aereo per Salvador de Bahia?
Desiderio di sesso, amore, erotismo, dopo una vita di repressione e mortificazione del desiderio. Bisogno di affermazione, di riscatto, di recupero dell’autostima, di svago, di felicità, di vita…e scusate se è poco.
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