Wednesday, June 25, 2008

Brasile 4 - Italia 1

Brasile 4 Italia 1

Domenica 11/03/2007- Pomeriggio (Domingo - tarde)

Verso sera io sono ancora uno straccio, però, dopo un po’ di riposo nel mio quarto (appartamento), al posto della cena, di nuovo baci e coccole. Come solito, le carezze si fanno più approfondite. Questa volta decido di risparmiare le forze, dedicandomi a Bete senza le acrobazie della notte. Mi distendo al suo fianco; la mano libera sfiora il suo corpo, scivola sulla curva dei fianchi, indugia sul pube. Ormai le zone erogene della mia partner mi sono note. Stimolo l’esterno e ottengo l’umidità necessaria per muovere indice e medio all’interno della vagina. Pian piano possiedo manualmente la mia amante, anche se a rigor di termini, sarebbe più indicato definirlo un possesso “digitale” poiché portato avanti con il solo uso delle dita. A questo punto non trascuro i piaceri anali. Inumidisco con la saliva il dito preposto all’esplorazione. Tutta l’area circostante la vulva è bagnata. Introduco lo strumento nello stretto cunicolo con tutte le cautele e la delicatezza del caso. Bete risponde bene: si aspetta una doppia penetrazione “digitale” come la notte precedente e in effetti così procedo non potendo fare altrimenti. La velocità e la forza delle spinte è lenta ma costante. Aumento un po’ il ritmo. L’oggetto delle mie incursioni nel mondo del proibito accoglie il tutto con fiducia e una certa partecipazione; ma ora voglio farle provare il massimo della lussuria. Cambio disposizione in modo da avere l’indice libero che introduco facilmente nel culo; non pago, quando il momento è opportuno, azzardo l’accoppiamento con il medio. Bete si ritrae un po’, sospira, come trasognata mi invita ad andarci piano: “Lento, lento…”. Interrompo le spinte nell’ano, ma non abbandono completamente la postazione ora che lo sfintere è abbastanza dilatato. Riprovo. Finalmente la manovra ha successo: l’ano della mia femmina ospita agevolmente due intrusi che si danno un gran daffare…forse troppo. Non ho avuto il tempo di curare il taglio delle unghie e alle volte i movimenti delle dita le provocano una piccola reazione dolorosa che poi si esaurisce in un languido: “Piano, piano…”. Sono i piaceri proibiti del masochismo soft.
Alla fine mi rendo conto di stare un tantino esagerando con le mie smanie esplorative. Desisto e cerco di ritornare ad un rapporto normale, ma come solito il mio uccello è svogliato e fiacco come se avesse appena trasvolato l’Oceano Atlantico. Procuro comunque alla mia compagna l’orgasmo che si è meritata.
Sono preoccupato per la mia debolezza, per un’insolita sensazione di affaticamento cardiaco, come quando sei in debito di ossigeno e anche i profondi respiri non sembrano sufficienti a farti sparire l’affanno; inoltre anche l’autostima non è propriamente alle stelle. Bete mi conforta: ci vuole pazienza e riposo. Rimaniamo ancora distesi sul letto; io cerco inutilmente di dormire.
Più tardi, ancora tenerezze. Bete si siede sul bordo del letto, vicino alla finestra. Vorrebbe essermi d’aiuto, mi dichiara il suo amore e la sua gratitudine, mi accarezza a lungo, in silenzio.
- Eu gosto muito você – mi dice, e le piace molto anche la mia pica, il mio cazzo. Lo tocca, lo annusa estasiata, come un sommelier quando sta per degustare un vino pregiato; lo bacia, lo inumidisce con la lingua. Il mio organo, fatto inaspettatamente oggetto di tali lusinghe e attenzioni, dà qualche segno di rinvenimento. La generosa signora inizia un pompino in piena regola. Ci sto. Le guido la testa facendole capire che preferisco quando il cazzo è tutto dentro la sua bocca. Non amo troppo i movimenti di contorno con la lingua, i bacetti, le leccatine. Voglio che accolga la mia carne fino alle tonsille e anche oltre; bramo sentire le labbra scorrere su tutta l’asta mucosa il più a fondo possibile, con movimento lento e continuo. Quando lei tende ad accelerare, le prendo delicatamente il capo riportandola alla giusta velocità. Per non stancarla, ogni tanto le trattengo il viso, muovendo decisi colpi all’insù con il bacino. Dovrebbe essere un pompino con i fiocchi che farebbe tornare in vita un moribondo, ma mi sento comunque tanto lontano alla meta, troppo lontano…
Bete è paziente e volenterosa. Cambio posizione: la fellatio di fianco mi fa sentire un po’ troppo spesso il filo dentale. Mi sporgo sul letto per avere la bocca della donna proprio di fronte al mio sesso. Il dondolio continua per un bel po’; lei ce la mette tutta e anch’io; tuttavia, la mia mente apprezza ma il corpo non risponde al desiderio. L’oscillazione della testa copre tutta la lunghezza possibile del membro, con un movimento di andata e ritorno lungo un asse perfettamente longitudinale. Il ritmo del gioco è calmo, come piace a me, ma il tempo è lungo. Mi preoccupo che Bete non si affatichi troppo. Ogni tanto afferro l’uccello e mi masturbo a pochi centimetri dal suo volto. In questi momenti di pausa, come una riconoscente cagnolina, la mia partner si accuccia di fronte a me e, facendo scorrere la lingua nella zona del perineo, si produce in deliziosi leccamenti attorno al mio buco.
Riprende la fellatio: ancora qualche estenuante su e giù e finalmente, dai più profondi recessi dello scroto, sale la linfa del maschio ed erutta, come era nei suoi più libidinosi desideri, nella bocca della femmina. Sublime, miracoloso evento che prende Bete alla sprovvista. Ha un colpo di tosse; parte del liquido si spande a terra, ma lei riporta subito il mio organo in bocca mentre si esauriscono le piacevoli contrazioni.
Alla fine mi guarda con occhi stanchi ma soddisfatti, lieta di avermi procurato il piacere dopo tanto penare e tanta fatica. La bacio con sincera gratitudine:
- Muito obrigado! -
Sono soddisfatto: ho segnato il goal della bandiera. Brasile 4Italia 1, come nella finale del campionato del mondo di tanti anni fa. Partita in notturna. Il luogo dell’incontro è tutto sottosopra. Sulle mie labbra, sulle dita, nel naso, sul letto, nella stanza è uniformemente sparso l’aroma voluttuoso e penetrante della fica.

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