Thursday, March 20, 2008

Bijoux e pizza

Bijoux e pizza

Mercoledì

07/03/2007 (Quarta-feira)

Dopo le ultime incomprensioni con Jay, ho preso l’abitudine di frequentare la zona a sud del faro, poco oltre l’hotel dove ero alloggiato la prima settimana.
Qui la spiaggia è meno “attrezzata” per i turisti – non ci sono barracas ma “servizi” improvvisati dagli immancabili noleggiatori di sedia e sombrero – ma si ha la possibilità di godere qualche ora di luce in più rispetto alla spiaggia posta a nord del faro, poiché nella nuova posizione il sole non viene implacabilmente nascosto dal profilo della città poco dopo le 16, cosicché la giornata in riva al mare dura di più. Tuttavia, la noia rimane la stessa, anzi, si allunga.
Essendo pressoché solo, in un tratto di spiaggia poco battuto a causa di alcuni scogli che impediscono ai bagnanti di nuotare liberamente, sono esposto alle incursioni dei pur pochi “piazzisti” locali che operano in “tentata vendita”.
Da uno di questi, che applica in modo naturale una tecnica “vincente”, sono costretto a comprare una collana il cui valore – gonfiato – è di 20 R$. Il metodo consiste nell’ignorare il primo, scontato disinteresse per la merce da parte del turista, evitando di insistere, al fine di aggirare le difese dell’eventuale compratore e ottenerne la fiducia in altra maniera. “O meu amigo” capisce che sono italiano: comincia a tirar fuori amicizie, episodi, precedenti esperienze avute con altri miei connazionali. Per motivi “commerciali” mastica qualche parola della mia lingua e così, chiacchierando, riesce a mettere metaforicamente il famoso “piede sulla porta” dei piazzisti, cui corrisponde un leggero arretramento, il primo segnale di resa del cliente che inizia a cedere all’invadenza del venditore “d’assalto”, per innato senso di cortesia o per quieto vivere. A questo punto, come un’infermiera che ha ben massaggiato e ammorbidito la parte prima di infilare l’ago, il mio non più sconosciuto fratello ripropone la sua bigiotteria, magnificando l’artigianato locale e la fattura a mano. Ovviamente mi fa un buon prezzo.
Per liberarmi del gentile ma appiccicoso individuo, sono costretto a comprare una delle sue collane: vorrà dire che la regalerò a una delle mie tante conquiste…
Ho ceduto – pur essendo perfettamente consapevole della mia debolezza – a una efficace tecnica di persuasione che gli uomini politici, i pubblicitari e i venditori (di merci o di idee) conoscono molto bene. Consiste nel trovare o nell’inventarsi dei punti di contatto, delle esperienze, dei gusti, delle opinioni in comune con la persona di cui si vuole ottenere il consenso, conquistare la fiducia e la simpatia, poiché si tende ad accettare meglio le idee, i punti di vista, le inclinazioni di chi sentiamo simile a noi, di chi ci è familiare, e quindi ci predisponiamo ad accettare con minor diffidenza ciò che ci propone.
Me ne ricorderò quando sarò ridotto a vendere bigiotteria sulle spiagge nostrane, come i vu-cumprà neri.
Forse la stessa tecnica potrebbe venire incontro all’eterno problema dei maschi: come ottenere i favori di una femmina. Ormai per me è tardi: la terrò presente per una prossima reincarnazione.

Per combattere la noia, decido di aderire ad una delle escursioni consigliate dai vari operatori turistici. Ieri avevo raggiunto l’agenzia di viaggi indicata dal mio tour operator come referente locale per il mio soggiorno. Si tratta di un ufficio minuscolo, un loculo più che un locale, facente parte di un centro servizi dalle parti di Pituba. Nell’agenzia c’è a mala pena il posto per una piccola scrivania, un po’ più lunga di un banco di scuola, due seggioline per i clienti, qualche poster alle parete, con una grafica e un colore che certo non ti invogliano a viaggiare, e una scala a chiocciola che evidentemente sta a indicare la presenza di un piano superiore o almeno di un soppalco, per un minimo di privacy.
La signora e un giovane presenti in agenzia non parlano l’italiano (e probabilmente neppure l’inglese… e si tratta di un’agenzia di viaggi!…). L’unico a conoscere la mia lingua è un certo Mateus, un socio o un loro collaboratore che però è fuori. Lo raggiungono telefonicamente: mi interessa l’escursione a Praia do Forte dove si trova la riserva delle tartarughe marine che fa parte del progetto Tamar. I prezzi che mi comunica sembrano molto convenienti rispetto a quelli che avevo raccolto in giro, presso gli hotel o all’ufficio turistico del palazzo dove sono alloggiato. Oggi ritelefono a Mateus per la prenotazione, ma arrivati al dunque vengo a sapere che i prezzi applicati dalla sua agenzia erano espressi in euro anziché in reais! …Giochetti miserevoli per ingannare i turisti e procurarsi moneta pregiata, come se ad un americano che si fosse trovato a Roma ai tempi della lira deboluccia, la visita guidata della città gli venisse proposta in dollari anziché in moneta corrente italiana.
Alla fine, scelgo la proposta del mio ex albergo: spero sempre di fare amicizia con una persona interessante, possibilmente di sesso femminile.

Ceno al ristorante vicino al faro. Voglio provare una pizza “baiana”, alimento qui non tanto comune e relativamente costoso rispetto ad altre pietanze locali. Consultando in giro i menù, la pizza, se prevista, costa quanto la carne o il piatto completo di altro tipo. Insomma, con il frango (pollo) o il filet, cucinati in varie maniere e contorni di riso, verdure patate, ecc., mi nutro assai di più e spendo anche un po’ meno.

Scelgo una pizza “alla fiorentina”, con champignons – porzione individual. Quando arriva il cameriere, ha in mano una teglia dove una pizza di proporzioni normali è divisa in tre parti. Mi serve una sola di quelle porzioni e porta via il resto: rimango lì con la stessa impressione di un assetato che, dopo una lunga camminata sotto il sole, si accorga di avere la borraccia dell’acqua semivuota.
È questa la porzione individual? - chiedo ansiosamente al cameriere. Fa cenno di sì. - E a chi vanno gli altri due pezzi? – mi domando … Mistero… Dunque, se quella è la porzione per aristocratici, anoressici degustatori solitari, fanatici della nouvelle cousine – che si caratterizza per sapori esclusivi, gusti raffinati, porzioni da uccellino e prezzi da banchiere; se il formato normale corrisponde, più o meno, a due tranci della nostra pizza al taglio, allora, in proporzione, il formato più grande dovrebbe costare più dell’aragosta!
Trascorro in questi angosciosi pensieri i pochi minuti occorrenti per portare a termine il mio esperimento culinario: il sapore della pizza “baiana” è delicato, la qualità è alta…, ma la quantità è troppo scarsa! Al massimo può servire a stuzzicare l’appetito, a scopo di antipasto!
Sono lì che penso a cosa potrei prendere dopo l’”assaggio” di pizza, quando il cameriere, presentandosi con la teglia di prima, mi deposita nel piatto una seconda porzione. Ho il sospetto che, non riuscendo a capirci e vedendo la delusione dipinta sul mio volto, mi abbia portato una seconda pizza individual. Mangio anche questa – tacitando le mie giuste rivendicazioni per un prezzo finale prevedibilmente più salato – e prontamente il cameriere, sollecito e ossequioso mi porta la terza porzione. Finalmente capisco! Con grande cortesia, qui ti servono la pizza già tagliata, man mano che procedi con la consumazione, in modo da avere sempre calde le porzioni rimanenti.
…Eh, l’importanza di conoscere le lingue, nonché gli usi e i costumi locali!…

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