Sunday, September 02, 2007

Sesso a pagamento I


L’avventura con Gabriela mi induce a riflettere, o meglio, a raccogliere le idee riguardo la millenaria tradizione del sesso a pagamento.
Anche se ho usato parole un po’ forti nella descrizione della scena con la giovane mulatta, non ritengo che lei abbia agito da “prostituta”, termine che per me non ha il valore spregiativo che normalmente le si attribuisce. Io ho una particolare considerazione per le “puttane”: sono loro a non averne altrettanta per me.
La “tradizione locale” in Brasile e in altri paesi economicamente arretrati, fornisce questa opportunità – che alle volte diventa la sola possibilità di sopravvivenza – alle giovani donne che non hanno cultura, non hanno lavoro e, soprattutto, non hanno trovato una marito che le mantenga. E’ vero che molte sono attratte dai facili e considerevoli ricavi, possibili soprattutto nei paesi ricchi, sfruttando bene il loro corpo nel giro dei night, dei locali notturni, della prostituzione d’”alto bordo”, magari riuscendo a diventare l’amante di qualche danaroso personaggio; ma, alla fine, le persone ambiziose ed arriviste sono sempre esistite ed è forse meglio così, piuttosto che cercare di emergere usando la violenza, il sopruso, l’illegalità o il delitto, ovvero i tipici “mezzi” giustificati dal “fine”, secondo il Machiavelli, di cui invece si servono gli uomini per ottenere il denaro o il potere.
Non mi permetto di giudicare le donne che forniscono prestazioni sessuali a pagamento, occasionalmente o per mestiere. Anzi, devo dire la verità: se mi trovassi nella loro condizione e avessi il fisico adeguato, farei lo stesso. Sempre meglio che rapinare una banca o far del male alla gente: si tratta pur sempre di un atto di amore o perlomeno di un’attività utile in ambito sociale…
A parte il Brasile, dove un’autentica piaga, dicono, sia quella della prostituzione giovanile, rivolgendo lo sguardo alla situazione italiana che mi è più familiare, se non ci fossero le prostitute, forse sarei ancora vergine.
Anche fra gli uomini, come in natura, ci sono i maschi dominanti, che si fottono tutte le femmine migliori – al contempo godendo facilmente sia della qualità che della quantità - e gli sfigati che si devono contentare degli avanzi oppure sopravvivono nell’astinenza sessuale, infamante condizione cui possono trovare sollievo solo ricorrendo alle donne che “vendono” il proprio corpo, come spregiativamente vengono indicate, per sottolineare il mancato rispetto verso sé stesse, anche se sarebbe più appropriato dire che “affittano” solo alcune parti del loro corpo, a determinate condizioni, con molti limiti o vincoli, e ad un prezzo spesso sproporzionato all’effettivo valore della “merce”.
I tempi attuali sembrano molto trasgressivi. Attraverso la televisione, le riviste di gossip, i rotocalchi, un certo tipo di cinema e di spettacoli, siamo continuamente indotti in tentazione, trascinati verso il libidinoso abisso del peccato, sempre pronti a buttarci in questo gaudente girone di lussuriosi, dove ogni occasione è buona per copulare e spassarsela senza problemi. Ci fanno credere che il piacere è a portata di mano, che tutte le donne sono assatanate di sesso, pronte a congiungersi con ogni maschio che capiti a tiro; perdiamo il senso della realtà e siamo indotti a credere che ogni femmina non aspetti altro che noi per scatenare i suoi istinti, che le donne siano tutte facili, disponibili e calde come le attrici di un film porno.
Poi ti accorgi che la realtà è ben diversa: non si trova a metà strada, fra le fantasie erotiche più sfrenate e una condotta sessuale più sobria, ma completamente all’opposto di ciò che viene sempre diabolicamente sottinteso dai mass-media.
Se hai superato la dorata età del 20-30enne, salvo eccezioni, sei spacciato, eroticamente parlando. La tua sessualità è mortificata, frustrata, umiliata. Ti accorgi che la femmina esiste solo per pochi eletti. Per te c’è solo la donna “seria” – quando c’è -, quella che vuole garanzie di dedizione, di impegno, di solidità, di progetti, di amore “aprioristico” e pone precise condizioni prima di concedersi.
Rimangono dunque le squillo, il sesso a pagamento, le prostitute per chi voglia solo svagarsi un po’ senza rinunciare alla propria libertà.
La materia è talmente vasta e incandescente che sono costretto a ridurla in una sintetica sequenza di argomenti principali a cui far corrispondere le mie riflessioni.

· La dignità della donna.

Molti la rimenano con la storia della donna costretta a vendere il proprio corpo, a perdere ogni dignità, soggiacendo alle voglie e all’oppressione del maschio.
Ma chi ci crede più? A parte il fatto che bisognerebbe lasciare alla donna la decisione su che cosa sia più o meno dignitoso per sé stessa in un ambito così privato e personale come quello delle prestazioni sessuali a pagamento - che cosa c’entrano lo Stato, i moralisti, i politici, la Chiesa sulla scelta femminile di servirsi del proprio corpo per guadagnare senza troppa fatica? Non lo fanno forse le attricette, le modelle, le veline, le indossatrici che sulle loro forme e su un’oculata selezione di partner sessuali basano la loro fulminante “carriera”? Non è forse più umiliante, per chi non può mettere a frutto la bellezza, sottostare alle condizioni di un datore di lavoro che ti sfrutta per pochi, maledetti denari; dover convivere contro la tua volontà sempre con gli stessi, asfissianti colleghi di ufficio, per decenni, come in carcere; ingoiare rospi, soffocare le proprie aspirazioni, piegare il capo, sopportare lo stress, le angherie, le prepotenze, le stronzate, le schizofrenie di superiori incapaci e incompetenti per tutto il tempo della tua vita attiva? Non è forse questa la scelta obbligata, il destino della maggior parte degli uomini, quando non sono dei gigolo, per guadagnarsi da vivere, duramente, con il loro “dignitoso” e rispettabile lavoro?
In una società assurda come la nostra dove un particolare talento in attività idiote ed inutili come dare calci al pallone, pilotare moto o auto da corsa, apparire nei programmi spazzatura della tv o nei reality show, accapigliarsi o raccontar panzane fra i banchi del Parlamento, fa guadagnare soldi a palate, una donna che non abbia queste “qualità”, ma un bel corpo e una buona dose di spregiudicatezza, perché non dovrebbe farne una fonte di guadagno? Gli artisti, gli scrittori, i cantanti, i professionisti, gli artigiani e chiunque abbia una competenza, una abilità, una dote, o che semplicemente sia in grado di fornire un servizio, un bene, una prestazione che qualcun altro – nell’ambito del lecito - è disposto a pagare, perché non dovrebbe soddisfare tali, precise “richieste del mercato”?

· La dignità dell’uomo.

In tema di prostituzione non si fa altro che parlare della dignità al femminile, dando per scontato che il maschio sia sempre, irrimediabilmente un porco. Ma, al pari dei maiali che, potendolo fare, sguazzerebbero sempre nell’acqua fresca e pulita anziché rotolarsi nel fango e nei loro stessi escrementi, così anche gli uomini, se fosse loro concesso di soddisfare le naturali pulsioni con le donne “serie”, non andrebbero a cercare quelle ”da strada“ che offrono solo il surrogato, la parvenza dell’erotismo e della trasgressione.
Non è forse umiliante, indignitoso per un maschio che non trova alcun modo di sfogare le proprie necessità sessuali con le femmine “normali”, spinto dagli ormoni, dall’imperativo biologico e dal desiderio d’amore, dover ricorrere alle mercenarie che gli offrono una squallida prestazione genitale, senza coinvolgimento, senza gratificazioni erotiche, priva di sentimenti, costretta entro un rigido protocollo di atti più o meno frettolosi, tutti burocraticamente programmati e prezzati? Dove neppure si stabilisce un contatto intimo, perché il profilattico viene frapposto come un’asettica barriera tra il corpo di lei e lo svilito organo di piacere maschile.
È comunque preferibile, sul piano della dignità e della soddisfazione, l’onesto lavoro dell’uomo, quando si tratti di attività come il becchino, l’addetto ai pozzi neri, il minatore, l’operaio di fabbrica, il custode dei gabinetti, il guardiano dei porci, lo spazzino, l’assistente di base, il soldato in zona operativa, ecc., alla vergognosa, riprovevole attività femminile conosciuta come il “mestiere più antico del mondo”? Chi stabilisce e con quale diritto, cosa sia più dignitoso fra questi lavori?

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