Saturday, June 16, 2007

Transferência

Venerdì 02/03/2007 (Sexta-feira)

Questa mattina, la distaccata e professionale ragazza della sala colazione, quando io, conformandomi alla sua freddezza, accenno un sobrio “Bom dia!”, si scioglie inaspettatamente in un amichevole sorriso. Mi ha alfine accettato? Ma è troppo tardi: devo lasciare l’albergo entro le 12:00.
In previsione di ciò, ero già in contatto con una signora sulla cinquantina, aria imprenditoriale ed onesta, che mi aveva fermato per ben due volte davanti ad un condominio turistico per farmi vedere un bellissimo appartamento da alugar, da prendere in affitto. Maria mi aveva lasciato il suo numero di telefono; la chiamo e concordiamo.
Questa volta mi offre un appartamentino per due persone con letto matrimoniale (in realtà sono due letti singoli accostati), cucinotto, soggiorno e bagno (senza bidet, come è la prassi qui a Salvador). Mi sta bene. Tra l’altro è un po’ più economico di quello che mi aveva proposto la prima volta: 70 R$ al giorno. Firmo il contratto per una settimana e pago anticipatamente.
Dal balcone e dalla finestra della camera la vista è splendida: alla mia sinistra il promontorio con il faro; di fronte la baia e l’oceano e sotto l’Avenida 7 Setembro.
Finalmente libero!... ma la libertà ha un costo: devo provvedere a me stesso, fare il bucato (!) e un po’ di spesa. Esco dirigendomi verso un vicino supermercato dove acquisto pochi generi alimentari che non richiedono cottura o altre forme di preparazione; bevande e um sabão para lavar a roupa, il sapone da bucato. Anche se si tratta di poche cose, le sportine sono minuscole e mi segano le mani.
Risalgo al 3° piano, dove si trova il mio appartamento; metto in frigo i prodotti deperibili poi ridiscendo per telefonare a Gabriela e organizzare finalmente quella tanto sospirata (e generosamente sovvenzionata) notte di fuoco. Utilizzo la carta telefonica “nazionale” in uno degli apparecchi pubblici disseminati lungo l’Avenida. Il telefono non ha la cabina, ma si trova in un “alveo” di colore vistoso: ha la forma di una conchiglia o di un padiglione auricolare e, proprio per questo viene chiamato orelha.
Gabriela non c’è. La sorella (?) mi dice alcune cose nella sua lingua che ovviamente non capisco. Mi scuso ripetendo che sono italiano poi metto giù. La solita figura barbina: pazienza, proverò più tardi. Questa mia virtuosa vacanza brasiliana farebbe invidia ad un uomo di chiesa o ad un missionario: un vero e proprio modello di castità e di condotta morale, al riparo dalle tentazioni e dai piaceri della carne...

Approfitto di questa pausa dovuta a motivi indipendenti dalla mia volontà, per fare alcune considerazioni sulla lingua portoghese/brasiliana.
In questo idioma sembra che i giorni della settimana si indichino a partire da domenica (domingo). Il lunedì, che per noi è il 1° giorno della settimana, per loro è la segunda-feira, martedì è la terça-feira, e così via fino a venerdì, il nostro 5° giorno (sexta-feira); poi viene sábado. Non c’è, non esiste, una “primeira-feira”. Che strano modo di indicare i giorni.
Del resto, pure noi abbiamo delle stramberie. Ad es. un palazzo di 10 piani, in effetti, risulta averne 9: il piano terra più gli altri dal 1° al 9°. E così, chi abita al 3° piano di un palazzo senza ascensore, si può consolare perché si tratta in realtà del 2°. Tuttavia le rampe di scala da percorrere sono comunque 6 (due per ogni piano)…
E i Francesi, cui pare sia venuta a mancare la fantasia dopo il numero 69 (soixante-neuf)? Infatti, 70 è “sessanta + dieci” (soixante-dix); 80 è “quattro x venti” (quatre-vingts) e 90 è “quattro x venti + dieci” (quatre-vingt-dix). Mah!...

Tornando alla mia locatrice, la Sig.ra Maria, mi sono fidato della sua cordialità e serietà. E’ una mediatrice che fa da tramite fra alcuni proprietari di piccoli immobili e clienti occasionali, in genere turisti, in cerca di un appartamento vicino al mare.
Già durante il nostro primo colloquio, vedendo il vistoso borsello che portavo appeso al collo (dove però ho l’abitudine di tenere solo una minima parte del denaro) mi aveva messo in guardia dal pericolo di essere derubato.

D’ora in avanti riporterò i dialoghi “reinventandoli” in italiano, in base a ciò che ho afferrato delle frasi pronunciate in portoghese.

- Vocé deve fare attenzione ai ladri quando va in giro. Loro notano il turista, adocchiano lo zaino, il borsello, l’orologio e gli altri oggetti di valore che porta con sé e potrebbero derubarlo. Dovrebbe tenere il portafogli e il denaro ben nascosto sotto gli abiti e non mostrare di possedere oggetti di valore che attirino i malintenzionati. -
Sono precauzioni che già adotto e pratico, per quanto umanamente possibile, già dal tempo dei miei viaggi nel Sud Italia: a Napoli, in Puglia, in Sicilia, ecc. Anzi, se devo dire la verità, a Palermo avevo subito un tentativo di scippo appena arrivato, quando ero ancora nei pressi della stazione, mentre qui a Salvador, non mi è ancora capitato nulla. Il furto, semmai, è quello legalizzato: in hotel, per usufruire della cassetta di sicurezza, indifferentemente dalla durata della permanenza, si devono sborsare 150 R$ e, se si smarrisce la chiave, le eventuali spese del fabbro per aprire la cassetta, certamente più onerose, si aggiungono a quelle del noleggio. Non mi è stato possibile fare una copia della chiave ed ero pressoché terrorizzato all’idea di perderla, più che se mi avessero portato via del contante.

Maria mi spiega, con molta pazienza le condizioni del contratto d’affitto. Firmo e pago in contanti. Ci rilassiamo un po’. Sfacciatamente, coinvolgo anche lei nel tormentone di questa mia vacanza che finora si è rivelata essere come un succulento piatto di lepre in salmì…senza la lepre…
- Come si può fare conoscenza con una ragazza, qui a Salvador? C’è qualche locale nei paraggi? -
Lei non capisce esattamente le mie parole – evidentemente, tranne che per un imbranato come me, una donna qui è molto facile da trovare: i problemi sono altri –
- Vocé è nella sua casa e può portare chi vuole. Ma io le consiglio di non far dormire qui la ragazza: ci sono molte ladre in giro, disposte a tutto, che possono derubarla durante il sonno e anche metterle un sonnifero nella bevanda per portarle via i soldi. Non si fidi delle donne trovate in giro e neanche di quelli che si dichiarano amici: nascondono sempre qualche intenzione poco seria.
Vada in qualche supermercato o allo “Shopping Barra” (un grande centro commerciale che conoscerò più avanti). Lì ci sono tante impiegate, tante commesse belle e giovani che non hanno bisogno di soldi e sono oneste. Guardi quella che le piace e la prenda come namorada
Patetica illusione: quando mai l’uomo ha potuto scegliersi la donna? Forse nelle case di tolleranza, divenute illegali in Italia circa 50 anni fa, giusto poco dopo la mia nascita… Tuttavia per me queste amare riflessioni e rispondo con un’ironica battuta:
- Bisogna vedere, però, se io piaccio a quella che a me piace! -
Maria rimane un po’ spiazzata. Forse ancora l’uomo può scegliere qui in Brasile; certo non io.

Alle 17:30 riprovo a telefonare. Finalmente è Gabriela a rispondermi, ma non può uscire. Mi spiega i motivi, ma io não percebi, non comprendo. Ovviamente, per l’ennesima volta, i miei progetti erotici (??) vanno in fumo. Amanhã sarà alla praia, al trabalho. Proverò domani per l’ultima volta: anche un vecchio porco ha una sua dignità.
Faccio un giro in attesa dell’ora di cena. Al ritorno mi fermo presso un ristorante alla buona dove avevo conosciuto quel cameriere che mi aveva chiesto il corrispondente in inglese di agua. L’esterno del locale occupa anche il largo marciapiede che costeggia il viale. Dopo un po’ che sono seduto ad un tavolino, mi abborda un giovane di colore che esibisce il braccio destro sciancato, con una gibbosità protesa in fuori come un gomito all’incontrario. Io lo avrei dovuto simbolicamente risarcire della sua menomazione con un’elemosina. Gli do 1 $, ma lui, con una certa arroganza, ne vorrebbe 5. Lo ignoro e alla fine se ne va. E’ un personaggio caratteristico che “batte” la zona del faro: lo incrocerò diverse volte in seguito, così come rivedrò ancora quella ragazza che chiede un aiuto in denaro raccontando una disgraziatissima storia familiare.

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