Carnevale e Quaresima
Sono indeciso se andare ancora alla barraca di Jay: ogni volta è un’erogazione di denaro “a fondo perduto”. Ieri ero rimasto “a debito” di 20 R$ (di cui, però, 3 li avevo anticipati) relativi ad una consumazione presunta di quattro bottiglie di birra. In effetti, avevo ordinato una sola bottiglia, prevedendo di bere, come solito, solo qualche sorso. Un paio di bicchieri, in spiaggia, li avevo offerti a Gabriela; poi era passato il ragazzo del chiosco e, senza chiedermi nulla, con la scusa che la birra era calda, mi ha portato una seconda bottiglia. Una terza l’avevo ordinata per Gabriela. Quindi, a me risultavano tre bottiglie in tutto, mentre invece Jay me ne conta quattro per un totale di 20 R$, saldati questa mattina, senza fare spilorcerie o sollevare questioni.
Ho il fondato sospetto che Jay faccia la cresta alle mie “frugali” consumazioni. Infatti, oggi, al termine della giornata al mare, avendo ordinato solo una batatas fritas (costo: 5 R$ verificato sulla lista), me ne chiede 7. Gli faccio notare la differenza.
- Ma non hai preso anche una Coca? – domanda. Penosa scusa.
Tra l’altro, sulla lista avevo letto che le birre costano 3 R$; quindi, per il conto del giorno prima avrei dovuto spendere: 3 x 4 = 12, anziché 20 R$ (o meglio, 23, considerando i 3 R$ dell’anticipo).
Decido che Jay non mi vedrà per un pezzo. Purtroppo, la sua barraca è un riferimento per incontrare Gabriela, ma lei è teoricamente raggiungibile anche con il telefono.
Questa mattina, mentre mi dirigevo verso la spiaggia, la piazza antistante il faro era in festa: sembrava una di quelle manifestazioni benefiche o a carattere sportivo, tipo sagra di quartiere che ci sono anche dalle nostre parti, in primavera. C’erano alcuni banchetti con gli immancabili venditori di generi alimentari, uno “stand”, molto modesto dove un’associazione raccoglieva adesioni o si faceva pubblicità e un piccolo gruppo di persone, di età non giovanissima che faceva esercizi di danza-gym sotto la guida di un istruttore. In giro, diversi bambini, con i loro genitori, giovani, curiosi e turisti. Su un autocarro scoperto, che si muoveva lentamente, due ballerine con parrucche vistosissime, una verde fosforescente e l’altra rosso carota elettrico, si agitavano ancheggiando al suono di una musica a tutto volume, diffusa dalle casse poste sul camion. Il ritmo, ripetuto e ossessivo, non era tuttavia spiacevole; dovrebbe trattarsi della musica del carnevale che qui imperversava, pochi giorni prima del mio arrivo a Salvador:
Esco per cenare nel ristorante dove ero già stato con Jean e Gabriela: ormai è un riferimento sicuro. È un posto dove si mangia bene, tranquillo e non esoso.
All’uscita vorrei fare una passeggiata lungo l’Avenida, ma sono tormentato dal ragazzo con il braccio rotto che evidentemente staziona in zona (il ragazzo, intendo dire, non il braccio…). Sono costretto a rientrare per cavarmelo dai piedi. Ma perché non sono mai donne giovani e carine a molestarmi con pari insistenza?
Lunedì 05/03/2007 (Segunda feira)
Non potendo più disporre delle comodità dell’albergo, devo organizzare la mia breve esperienza da single. Anche se sono sposato da sedici anni, mi sento ancora un “bamboccione”, come direbbe Padoa-Schioppa, disabituato alla vita autonoma. Alla mattina ho il piccolo problema di rimediare la colazione. Nel frigo c’è poco e nulla: 2 o 3 bottiglie di birra, una confezione di pan carré, un po’ di frutas, sottilette di formaggio “simil” fontina, affettato di arrosto di tacchino. Questa avventura brasiliana, se non altro, mi ha consentito di sperimentare una sensazione per me insolita: la mancanza di fame. Lo scombussolamento delle abitudini, la noia esistenziale, la depressione che, per antico costume, mi inducono normalmente ad assumere cibo anche in mancanza di appetito, in questo nuovo contesto hanno inaspettatamente prodotto l’effetto contrario.
Be’, in fondo sono contento di aver evitato la confusione del carnevale: quando non ho una donna al mio fianco – il che avviene quasi sempre – l’allegria della gente che mi circonda, le effusioni, i gesti amichevoli e affettuosi, mi fanno sentire perdutamente triste.
Vado a fare colazione in un bar che ha anche una piccola vendita di frutta e altri generi alimentari. In un paio di occasioni, in questo locale incontro una famigliola composta da mamma, papà e due bambini, maschio e femmina, piuttosto vivaci.
Quando scendo in spiaggia è quasi mezzogiorno. Evito la barraca di Jay. Rimango più vicino al faro: spiaggia “libera” o quasi. Due persone affittano sedia e sombrero: 4 R$ a dia. Il tipo più anziano ha un’aria un po’ burbera, da vecchio nostromo di colore. Porta un berretto di lana, sul genere “Capitani coraggiosi”, per proteggere dal sole il cranio privo di capelli. Fatta la trattativa, il vecchio “lupo di mare” – che gentilmente si presenta e si mette a mia disposizione – mi lascia tranquillo per tutta la giornata.
Rientro. Non ho voglia di telefonare a Gabriela. Il brusco calo nell’alimentazione mi ha procurato un certo rallentamento circolatorio: sicuramente ho la pressione bassa. Mi sento “sgonfio” e deboluccio; e anche “là” tutto è ridotto ai minimi termini, come il Po quando è in magra. Avrei un rimasuglio di libido che mi rende sensibile alla bellezza delle mulatte di Salvador, tutte molto giovani, ma mi faccio lo scrupolo della differenza d’età. Abituato al modo di pensare delle donne italiane – che prolunga il suo effetto castrante anche a 10.000 Km di distanza... - mi faccio l’idea che le ragazze di qui non gradiscano un matusa come me; così anche quel poco di libido rimastomi, si va a far benedire…
Labels: Vacanze
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