Monday, February 08, 2010


RICORDO CON RABBIA

(III)

Un Dio pieno di difetti, ripensando con il senno di poi, vendicativo, permaloso, umorale e tirannico, un Dio fatto ad immagine e somiglianza dell’uomo, come si ricava dalla Bibbia se la si legge con occhi disincantati. Un Dio guastafeste che fa tiri mancini, autentici scherzi “da prete”, come quando pone nell’Eden l’albero del bene e del male per mettere alla prova Adamo ed Eva, prova inutile ed ipocrita poiché – per onniscienza – Egli già sapeva come sarebbero andate le cose, prima ancora di creare i nostri progenitori. Fa il gran gesto di donare agli umani il paradiso in terra; poi, per un capriccio d’orgoglio, glielo porta via con grave infamia.


Un Dio bizzoso e sempre incazzato che, quando si stanca degli uomini ordina al suo pupillo Noè di costruirsi un’arca per salvarsi dal Diluvio in cui avrebbe annegato tutti gli esseri viventi; soluzione infantile come quella di un giocatore che rovesci il tavolo con tutte le carte, quando si accorge che la partita si mette male. Un Dio sadico che ti chiede continue dimostrazioni di amore e ad Abramo impone la prova più tremenda, quella di sacrificare il suo unico figlio, Isacco, fermando solo all’ultimo istante la mano assassina.


Un Dio che si incaponisce a favorire un popolo più testone di Lui, gli Ebrei, da cui pretende ubbidienza cieca, sottomissione e sacrifici, quel popolo che, nel lungo viaggio verso la terra promessa, pur potendo constatare direttamente la potenza del Signore - che aveva infierito sul suo oppressore con le piaghe d’Egitto, che aveva diviso le acque del Mar Rosso per aprirgli la strada verso la Palestina,


che lo aveva nutrito facendo cadere la manna dal cielo -,


nel momento in cui Mosè sale al Sinai per ricevere le tavole della legge, dimentica tutti questi favori e prodigi votandosi al culto pagano del vitello d’oro.


Un Dio pieno di sé, ossessionato dalle manifestazioni di riconoscenza, dai rituali, dai sacrifici e dagli olocausti cui il popolo eletto si deve conformare per tributarGli perpetua riconoscenza, amore ed onori; che arriva a prescrivere la pena di morte per chi dovesse profanare con il lavoro il giorno a Lui consacrato, il sabato, destinato al riposo. Un Dio sessuofobo e maschilista che punisce l’adulterio con la morte e vuole la moglie vergine, a pena di lapidazione se viene scoperta impura, e soggetta al marito. Un Dio che incenerisce tutti gli abitanti di Sodoma e Gomorra poiché dediti ai piaceri carnali e fa morire Onan colpevole di ricorrere al coitus interruptus per non avere figli. Che ingiunge di non fornicare, vergando di Suo pugno le tavole della Legge, ma stabilisce che è peccato anche il solo desiderare la donna d’altri.

(III - continua)

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